Rassegna Stampa
“Il tempo passato e il divenire corrono insieme allegri, tristi, gioviali e malinconici.
“Le corse a ritroso e le fughe in avanti mi fanno spesso dimenticare il quotidiano”. ( CoLui )
Tra il passato e il presente CoLui ama l’impellenza della novità totale. L’accostamento di oggetti appartenuti a tempi diversi inebriano la sua ispirazione e lui la porge verso il pubblico regalando al presente un impossibile futuro.
L’opera “Camicia da notte” affonda le sue radici in un regalo della madre che gli dona la sua vecchia, ormai antica camicia degli anni cinquanta. CoLui l’affianca ad un pallone in cuoio, la sua grande passione degli anni novanta. Affida così, in modo inaspettato, una scultura pervasa d’amore antico, trasformata da una passione moderna, ad un futuro sorpreso.
Due elementi, due emblemi, due tempi che si bilanciano costantemente nella vita e la cui commistione si insinua nella sua mente con tre momenti essenziali; tre momenti che partecipano nello stesso attimo del passato, del presente e del futuro.
E’ la stessa storia che si allarga anche ai suoi cerchi sbagliati e irregolari, ai segnali stradali ricostruiti e corretti. CoLui continua a trasformare il presente nell’ideale del passato per trasportarlo già modificato nel futuro implacabile.
Concettuale e innovativo, insoddisfatto e insofferente riversa la sua intuizione nel desiderio di ritoccare per sempre ogni lavoro, ogni immagine, ogni desiderio, per modificarne ancora il tempo di appartenenza.
Francesco Zero
15 maggio 2019
La bellezza di queste opere non si trova tanto nell’impeccabile tecnica di esecuzione o nell’idea concettuale in sé quanto piuttosto nella delicatezza, dal sapore quasi magico, attraverso la quale viene proposta a chi osserva, svelando senza veli la sua anima. E inizia proprio da qui la bravura di Luigi Colombo, in arte Colui. Egli si mostra metaforicamente nudo, imprimendo in ogni opera il suo intenso vissuto, fatto di gioie, dolori, emozioni, rotture e ritorni, ovvero quelle che lui chiama le sue ”impronte”.
Ci troviamo di fronte ad un artista a tutto tondo, un vulcano in piena: dipinge, scolpisce, scrive poesie e riflessioni, tant’è che nel 2002 pubblica un volume intitolato IO COME ME (contenente tutto il suo sapere) che diviene addirittura un importante testo di riferimento all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Potremmo definire Colui un attento osservatore e conoscitore dell’esistenza umana, forse perché ha vissuto intensamente ogni singolo istante della sua vita, anche laddove pareva non avere più senso nulla. Si evince analizzando il suo lungo e articolato percorso artistico che ha sempre coltivato dentro di sé quei sogni che da adulti sembrano abbandonarci quando poi in fondo siamo noi ad abbandonare loro. Ma non è il caso di Colui. Un vero sognatore, seppur con i piedi ben saldi a terra, che ha ancora tanto da dire attraverso la sua arte.
Lo dimostra appunto con le opere appartenenti al ciclo ”Colli”. Si tratta di opere che non hanno lo scopo di imporsi al fruitore, ma al contrario lo accompagnano verso un’intima e profonda riflessione. Nel cerchio del collo è racchiusa una vita, tutte le nostre scelte, spesso frutto di una lunga e a tratti estenuante lotta tra impulsività del corpo, inteso come istinto, e razionalità della mente. Tutto fluisce e si decide dall’equilibrio/squilibrio di queste due parti che il ”collo” collega tra loro. Il collo dunque inteso come il giorno e la notte, maschile e femminile, tesi e antitesi, momenti spigolosi della vita alternati a quelli in cui tutto pare filare liscio.
Un’eterna alternanza tra volontà e necessità, sogni e realtà, doveri e piaceri.
Luigi Colombo sceglie non un collo qualunque, ma un collo di una camicia che a primo impatto potrebbe ricordarci la razionalità, ovvero quella ragione che può essere solo rigida e intransigente, ma che tuttavia è intesa come mezzo per affrontare la quotidianità della vita con tutto ciò che essa comporta e in questa chiave di lettura il corpo, o meglio il busto non è soltanto irrazionalità e istinto, ma anche partecipazione, ardore, aspettativa. I colli di Colui non fanno però emergere un senso di contrapposizione, ma al contrario palesano un venirsi incontro a vicenda.
Ragione e sentimento direbbe la grande Jane Austen, elementi che l’artista riesce a far dialogare in armonia tanto da sorreggerci e incoraggiarci ad andare avanti soprattutto in questo periodo storico caratterizzato da contraddizioni talvolta spropositate e infinite fragilità che sembrano proliferare istante dopo istante.
Attraverso l’utilizzo di un solo colore o comunque poche sfumature dello stesso, Colui accompagna, con estrema sensibilità il suo interlocutore verso il ricordo, verso le sensazioni, alla scoperta di quel vissuto che da intimo diviene universale.
Alessandra Bardeschi
25 novembre 2023
Dalla rivista Art e Art n.107 del 2023
TESTO CRITICO -Selezione artisti-
11 febbraio 2024
30 FEBBRAIO: il tempo personale
CoLui e la semplicità del concettuale.
Semplice. Aggettivo quasi mai accoppiato di primo acchito al termine concettuale. E lì si scatena quella serie di commenti istintivi e giustificabili che spesso approdano al “…cosa vuol dire?”, cioè l’apoteosi. Perché in molti, suvvia diciamolo, hanno marciato sulla non immediatezza della comprensione di certe opere, fino a fingersi concettuali pur di stare sulla cresta dell’onda che oggi, per fortuna, è diventata perfino mare calmo da bonaccia. Che CoLui, al secolo Luigi Colombo, si sia occupato di arte esprimendosi su temi scottanti senza mai usare la captatio benevolentiae del bel paesaggio o della facile architettura costruttiva di molta pittura, è chiaro fin dagli esordi. Per lui contano gli altri, il poter favorire l’inserimento nella società di tutti, l’indagine sulla società stessa e sull’uomo, mai roba facile. E così ha scelto i metodi espressivi del ricercatore di materiali e linguaggi, affrontando anche il tema del tempo, quello che non basta mai, quello che, si dice, aggiusta tutto, quello che fa maturare e da ragione al perseverante. Comunque quella entità che condiziona e determina, quell’elemento vitale e quotidiano con cui ci misuriamo a qualunque costo, sempre, comunque.
Per parlare di 30 febbraio bisogna andare all’indietro, fino al 1986, quando esce il libro di CoLui “io come me”, che, ad onta del titolo non è una autobiografia ma parla di società e malesseri, di ammonimenti verso l’eccessivo individualismo e, comunque, della sua arte, tanto atipica quanto originale. Anche il 1986 era un anno bisestile come questo 2024, e invita CoLui e chi ne segue il percorso, a ricamminare su quei concetti di data “appena fuori dal tempo”, tanto scandalosa da apparire normale. La rivoluzione (ma a CoLui le rivoluzioni senza risultato non sono mai piaciute) sta nei 366 giorni dell’anno bisestile a cui se ne aggiunge uno che è un “nuovo tempo”. Un traguardo ideale e importante, perché indica la data di un tempo personale, individuale, in grado di identificare uno spazio temporale a favore e non contro l’uomo. Qualcosa di unico e prezioso da spendere come crediamo. Certo, un ideale. Ed un richiamo a fornirci di qualcosa che ci sfugge puntando ad idee e fatti nuovi e positivi. Una speranza, se vogliamo. O anche una illusione. Ma l’artista, e CoLui lo è appieno, inventa, produce, fantastica. E spera, come tutti gli uomini che affrontano le cose della vita.
Il 30 febbraio di CoLui è rappresentato con una serie di opere che si inseriscono nell’abbondante ciclo dei Cerchi Sbagliati, altro tema ed altro concetto della sua operazione artistica, riassumibile in un concetto che l’artista affronta con estrema leggibilità: “…il cerchio perfetto è della macchina. Quello sbagliato è dell’uomo”. E allora compaiono lancette come quelle del quadrante di un orologio ma caratterizzate dalla loro forma a punto interrogativo (le domande) ed esclamativo (le risposte) e corredate dalle ultime due lettere del sostantivo febbraio scritte in corsivo: FEBBRAio, dove quell’ “io” non è l’accentramento, ma è un invito a possedere personalmente il tempo, le domande e le risposte per farne un uso propositivo. Semplice. Dunque per niente contorto né contorto apposta. Nessuna complicazione. La chiarezza, per CoLui, è una regola.
“Nel 1986, 30 FEBBRAio era una sfida alle convenzioni, immaginavo un giorno che fosse appena fuori dal tempo, una data che può passare inosservata… a trentotto anni di distanza il significato è quello di un tempo nuovo, un tempo da celebrare come nostro, unico, personale…”
CoLui non indietreggia mai rispetto al suo entusiasmo ed alla convinzione di apportare, addurre, integrare. La sua intera operazione artistica è così, riesce a superare le convenzioni, perciò non è confondibile.
“…propongo una Festa Mondiale del Tempo Personale, un giorno dedicato alla celebrazione delle individualità di ciascuno. Una individualità che è il contrario dell’isolamento. Anzi, proprio unendo le individualità vengono fuori storie ed idee nuove. Tutti attraversiamo il tempo, lo sentiamo, lo viviamo. È come impadronirsene, pur rispettandolo…”
E qua, come si dice a Roma, fàmo notte, perché il vulcano di idee che è CoLui non lascia alle sue creazioni il tempo di annodarsi alla loro definizione. Ci lavora su, mattone dopo mattone, come sempre ha fatto, per cercare la via migliore, specialmente se è la più difficile. Elaborazioni, costruzione e forma del lavoro eseguito esprimono una vivacità creativa che va ben oltre quel principio che voleva l’arte concettuale come staccata dalla ricerca del risultato estetico e della gradevolezza. Parlando a tanti, CoLui cerca la strada della facilità interpretativa, smussa ed ammorbidisce quanto serve a rendere realmente fruibile una sua opera e perfino la struttura sulla tavola in cemento pare congenita alla stessa ida, non può essere né deve essere confusa con altro. Praticamente, una nuova via per raggiungere il vero intento dell’artista ed il significato delle sue opere, una strada più consona alle esigenze di ognuno, che all’uomo Luigi Colombo stanno davvero a cuore.
Testo critico di Giorgio Barassi del 06 Maggio 2024
Introduzione
Luigi Colombo, conosciuto nell’ambiente artistico come “Colui”, è un artista poliedrico il cui lavoro riflette profondamente le influenze della sua formazione filosofica, sociale e religiosa. Nato in un contesto segnato dalle difficoltà del dopoguerra, Colui ha vissuto un’infanzia e una giovinezza caratterizzate dalla passione per gli ideali e dall’impegno nei movimenti sociali degli anni ’68. La sua ricerca artistica si esprime attraverso opere che riflettono sulle dualità dell’esistenza umana, con particolare attenzione ai concetti simbolici del cerchio e del triangolo.
Biografia e Contesto Artistico
Luigi Colombo nasce a Caronno Pertusella il 10 ottobre 1950, primo di cinque figli. Cresciuto in una famiglia di modeste risorse economiche, ha una formazione rigida e religiosa che tuttavia non limita la sua curiosità intellettuale. Attratto dagli studi filosofici, marxisti e religiosi, si impegna attivamente nei movimenti del ’68 e successivamente approfondisce la sua ricerca artistica, diventando pittore, scultore e scrittore. La sua carriera artistica è caratterizzata da una continua evoluzione, con numerose mostre personali e pubbliche che lo portano a esporre le sue opere in prestigiose gallerie, come la Galleria Orler di Orbetello.
Il Ciclo Concettuale dei “Colli”
Una delle opere più significative di Colui è il ciclo delle opere intitolate “Colli”, che rappresentano un’indagine profonda sulle dualità e le contraddizioni dell’esistenza umana. Questo ciclo trae ispirazione dai concetti simbolici del cerchio e del triangolo, che vengono utilizzati dall’artista per esplorare temi come l’equilibrio tra razionalità e istinto, volontà e necessità, maschile e femminile.
Il Simbolismo del Cerchio
Il cerchio, simbolo di perfezione e continuità, rappresenta l’unità e l’infinito. Nell’opera di Colui, il cerchio si manifesta attraverso la rappresentazione del collo delle camicie, che racchiude una vita intera, con tutte le sue scelte e contraddizioni. Questo simbolo celeste invita lo spettatore a una riflessione sull’eternità e sull’inclusività dell’universo, trasmettendo un senso di sacralità e universalità.
Il Significato del Triangolo
Il triangolo, invece, assume diverse connotazioni all’interno del ciclo delle opere. Nel contesto cristiano, simboleggia la duplice natura di Cristo, umana e divina. Tuttavia, il suo significato va oltre, rappresentando l’armonia e la proporzione, nonché la sintesi degli opposti e l’unità cosmica nell’ermetismo. Colui utilizza il triangolo per esplorare le dualità dell’esistenza umana, rappresentando attraverso di esso le tensioni tra razionalità e istinto, maschile e femminile, giorno e notte.
Analisi delle Opere
Le opere del ciclo “Colli” sono caratterizzate da una profonda ricerca artistica e concettuale. Attraverso l’uso sapiente del colore e la delicatezza nell’approccio ai temi universali, Colui trasmette un senso di connessione e comprensione reciproca, offrendo uno sguardo intimo e universale sul vissuto umano. Le camicie datate 30 febbraio, con i loro colli che rappresentano maschile e femminile, razionalità e istinto, sono un invito alla riflessione sulle dualità dell’esistenza e sull’equilibrio necessario per trovare armonia nella vita.
Conclusioni
In conclusione, il ciclo concettuale dei “Colli” di Colui rappresenta un’indagine profonda sulle dualità e le contraddizioni dell’esistenza umana. Attraverso l’utilizzo dei simboli del cerchio e del triangolo, l’artista invita lo spettatore a una riflessione sull’eternità, sull’armonia e sull’equilibrio necessario per trovare significato nella vita. Le opere di Colui trasmettono un senso di connessione e comprensione reciproca, offrendo uno sguardo intimo e universale sul vissuto umano, che continua a ispirare e provocare il pubblico.
Selezione artisti
11 febbraio 2024